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diario di bordo
di un traduttore appassionato
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Verba manent (Zu) 
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Percepire, esprimere, confrontarsi e crescere, perché la condivisione raddoppia il piacere.


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This is my blogchalk:
Italy, Lombardia, Milano, Bovisa, Italian, English, French, Zu, Male, 36-40, words, music.

 
*
Il blog è un apostrofo che rende pubblico un diario segreto,
per cui si passa dall'io che soffre all'io che s'offre.

(Zu)




30.4.03

 
Sonechka...

...è una che leggo occasionalmente, ma mi piace sempre di più. Ho anche indovinato il suo blog nel gioco di Strelnik sui 3 link.
Perché scrivere invece di limitarsi a vivere? Perché la vita non la si può rivivere in eterno. Le parole creano dei vortici in cui ci si può rituffare in continuazione, che bloccano le sensazioni, le paure, i pensieri e te li ributtano indietro e il loro memento è di volta in volta patetico, doloroso, divertente.
...

Quel giorno ho subito diversi falli fuori e dentro l’area, una gomitata sul fianco e un calcio carpiato mentre mi chiudevo a fisarmonica sulla palla
Cioè, già non si tromba e poi ti pigliano pure a mazzate..ma allora che vada a cagare anche il gioco del calcio
...

Ciao
Passami a prendere


29.4.03

 
Gira gira mescola
tira su il coperchio
fuoco fuoco notte e dì
i blogger fan così

[filastrocca dell'asilo]




Le pentole che sobbollono nella blogosfera sono innumerevoli e le pietanze estremamente diversificate. Oggi gustiamoci un paio di iniziative letterarie. Una mira a collegare parole e immagini, l'altra fa da ponte tra cartaceo ed elettronico. Entrambe chiamano all'interazione.

Silvia (blogging sil) invita a ispirarsi al suo fotoblog per scrivere bozzetti o brevi racconti da pubblicare sui vari blog cui sarà puntato un opportuno collegamento ipertestuale (basta avvisarla).

Pietro (BlogOltre) sta lanciando una scrittrice esordiente, Stella Magni: ha proposto alla lettura i primi capitoli del suo Danza nella notte, l'ha intervistata e lei si è resa disponibile a rispondere pubblicamente alle domande che possono esserle rivolte nei commenti, mettendo addirittura in palio due copie del suo libro per i migliori quesiti.
L'idea, rilanciata anche da Giorgia (Mu) [peraltro fu suo lo spunto iniziale], è quella di far circolare l'informazione di blog in blog per provare a darle visibilità dal basso. Da parte mia sollecito chi abbia letto il libro a esprimersi e a scrivermi per essere pubblicato su Letture e riletture.


28.4.03

 

Dal Drawingblog di Helghi, la segnalazione di una mostra artistica decisamente estemporanea.


Solo per oggi a Milano: Illegal Art Show.


26.4.03

 
I ribelli della Bovisa

A parte Bella Ciao, il brano eletto dal cucciolo Lorenzo a successo del momento è Siamo i ribelli della montagna (ascoltato nella versione degli Üstamamò, ma da lui riconosciuto anche nella esecuzione bandistica diffusa da un'autoradio che a un dato momento affiancava la nostra bici, pavesata di rosso e arcobaleno).
Ieri, dunque, piccolo corteo con soste e relativi omaggi alle lapidi presenti in via Candiani, via Bovisasca, via Varé, via Lancetti e conclusione in piazza Bausan. Lì ho avuto modo di chiacchierare con la signora Rosa Merlini, che mi ha raccontato di una gita commemorativa a Cefalonia, luogo di un massacro poco ricordato ("li hanno dimenticati laggiù da vivi e li hanno dimenticati anche da morti"). Mi ha parlato poi di suo padre, Giuseppe Merlini, operaio che partecipò agli scioperi della Pirelli e fu deportato in Germania dove morì nel marzo del '45, pochi giorni prima della liberazione.
Infine non posso tacere del piccolo rinfresco al circolino, dove ho potuto concedermi di riassaporare la "bicicletta" (altresì detta "uno in due"), intruglio consistente in mezzo campari soda e mezzo bianco.


23.4.03

 
Fiori ai caduti

Il 25 mattina andrò in giro per la Bovisa a portare i fiori davanti alle lapidi dei partigiani.

"ancora i partigiani..."

Sì, perché non dimentico una canzone che recitava tutto un elenco di vittime affiancando loro la dizione "morti invano". Sì perché io ricordo. E ricordo anche quei giovinetti, quei ragazzotti che avrebbero fatto volentieri a meno di diventare eroi. Ecco: gli eroi, se esistono, sono proprio quelli che ne farebbero volentieri a meno, non quelli che dichiarano di volersi immolare alla morte (come invece fanno i fondamentalisti, come facevano i franchisti che scandalizzarono Unamuno).

P.S.: in serata all'ex O.P. Paolo Pini a Milano ci saranno anche quest'anno gli Appunti partigiani.


22.4.03

 
Voci e passioni

Ditemi per quanti motivi vale la pena tornare in città. Poi aggiungeteci quello di trovare nella cassetta della posta un pacchettino. E che questo provenga da qualcuno di cui abitualmente si ha nozione solo tramite i flussi elettronici visualizzati sullo schermo del computer. Mi è bastato rispondere alla sollecitazione di Palomar per ricevere un CD ricolmo della passione di straordinarie voci femminili sapientemente scelte e assemblate. Il "nastrone" si chiama Donne dal mondo ed è così composto:
1. Dinah Washington - Mad about the Boy
2. Billie Holiday - I'm a fool
3. Nina Simone - Love Me or Leave Me
4. La Lupe - Si Vuelves Tu
5. Mina - Se telefonando
6. Martirio - Insensatez
7. Susanna Rizzo - Modì (Capossela)
8. Eartha Kitt - Night and day
9. Tiziana Ghiglioni - Ho capito che ti amo (Tenco)
10. Sarah Jane Morris - Don't leave me this way
11. Yasemin Sannino - Birdenbire II (Fate Ignoranti)
12. Katerina Yonassu * Minore Tis Avgis
13. Kayah - Tabakiera
14. Dulce Pontes - O que for, hà-de ser (Ar)
15. Fiorella Mannoia - Oh che sarà
16. Bevinda - Maria vergonha
Particolarmente sensibile a certi richiami (verso le donne provo un'attrazione e una disponibilità patologiche secondo mia moglie), temo solo di sciogliermi di struggimento all'ascolto. Vedremo, sentiremo, gusteremo...


19.4.03

 
Nonno Giuseppe

Dev'essere stato il 1978 quando passammo tutti insieme la Pasqua a Napoli. Una folla di affetti: papà, mamma e nonna Teresita più noi 4 figli tutti a casa dei nonni Giuseppe e Nunziatina (l'unica a non tramandare il nome ai nipoti, per opposizione di noi fratellini più grandi, che decidemmo quello dell'ultima arrivata: Simona).

Nonno Giuseppe era di animo buono come il marzapane e la sua gioia maggiore era nel dare: sembrava un bambino quando ci regalava le banconote nuove che andava personalmente a ritirare per tutti i suoi nipotini (più o meno una squadra di rugby). A farlo contento bastava davvero poco: ricordo ancora il suo orgoglio di quando ricevette una mia letterina (alle elementari scrivevo bene) o di quella volta che fui io ancora bambino a sostituire mio padre nel controllo telefonico dei numeri estratti. [Questo perché mio nonno, che prima di mio padre aveva lavorato una vita al Banco Lotto, una volta in pensione andava il sabato mattina all'Intendenza di Finanza di Napoli, dove si faceva consegnare il Bollettino Ufficiale che sarebbe servito per verificare con una rituale telefonata che le Estrazioni del Lotto recitate dalla TV fossero esatte.]

A farlo contento bastava poco, dicevo, ma la felicità piena la raggiungeva con la presenza fisica dei suoi cari. E quella volta eravamo tutti lì: tutti e sei i figli e il nipotame al completo. A distanza di tanti anni, quel soggiorno si condensa nell'immagine di un suo gesto: anche se già mi ero allontanato dalla fede religiosa, fu bello vederlo con un ramoscello d'ulivo in mano benedire tutti noi riuniti intorno a una tavolata enorme. Non sapevo che sarebbe stata l'ultima volta.


17.4.03

 
Titolo e sottotitolo

Li avrei anche trovati, ispirandomi all'intervento odierno di mariemarion, che cita la pizia e looptrain. Titolo e sottotitolo per cosa? Per uno spazio in rete dove sia possibile raggruppare i rimandi a tutti i contributi che nella blogosfera parlano di iniziative e idee riguardanti la concretizzazione della voglia di ritrovarsi.
Punto di partenza, modello tecnico, il Blog Age Aggregator. Anche nella nuova pagina, che sarà in rete prestissimo grazie a Cesare Lamanna, tutti coloro che lo desiderano potranno segnalare il proprio intervento. In tal modo non solo saranno facilitate la consultazione e la navigazione consapevole, ma si intensificheranno le interazioni anche pratiche tra diversi soggetti, portando presumibilmente a un ulteriore sviluppo collettivo delle intuizioni lanciate in rete.
Sono troppo ottimista? No, io credo nelle persone. Specialmente quando mi fanno passare le ondate di malinconia che pervadono senza preavviso.
Ah, il titolo e il sottotitolo che propongo sono:
SCOMPAGINAZIONI
libere scampagnate di liberi blogger


16.4.03

 
Un calendario per tutti

Oggi inizia Pesach, la pasqua ebraica. Il significato è quello di "passaggio", la sostanza è quella di liberarsi dalle proprie schiavitù e in questo senso riguarda anche chi come me non si riconosce in un'appartenenza religiosa.
Dunque accanto agli auguri destinati a chi sarà impegnato a rispettare determinate prescrizioni, un abbraccio ideale si estende a tutti coloro che cercano sempre di trarre insegnamento da ciò che incontrano, con l'obiettivo di ricavarne il meglio per la propria evoluzione personale.


15.4.03

 
Le nicchie e il nicchiare

Mi viene spesso in mente il finale delle Città invisibili di Italo Calvino e sono convinto sia effettivamente possibile ricavarsi nicchie di paradiso anche in mezzo all'inferno.
Però talvolta diventa indispensabile compiere un balzo, uscire dal riparo che ci protegge, dismettere l'armatura, sgusciar fuori dalla nostra stessa pelle se necessario, per predisporci a incontrare ciò che davvero fa per noi.
Osare è difficile esercizio non solo per i pavidi o i nostalgici, ma per le persone responsabili che non riescono a dare un taglio netto al passato né ad abbandonare di punto in bianco le proprie reti relazionali, le piacevoli abitudini, le piccole sicurezze, o presunte tali, quei riferimenti che costellando l'esistenza ci aiutano nel quotidiano autoinganno del cercare spiegazioni dove al massimo possiamo trovare domande.
Nicchiare dinanzi ai richiami del destino non è però salutare, innanzitutto perché chi non esplode implodeBea), secondariamente perché non è detto che quello suoni sempre due volte...
A questo punto il discorso richiederebbe un proposito, a mo' di chiosa, e invece no: lascio che il mio cuore e il cuore di ciascuno si metta a suggerire senza farsi frastornare dall'intreccio avviluppante delle sillabe immobili.


14.4.03

 
Canto sospeso

Poi racconterò di ieri, invece, quando con le sole voci quelli di Canto sospeso emozionavano tutti i presenti, dichiarandosi con molta semplicità contro tutte le guerre, ma fornendo immediatamente un esempio di come con i piccoli incanti si costruisce la pace vera, quella che permette di accedere alla gioia.
La Cajuina* vestita di bianco insieme ad altre bimbe reggeva uno striscione con la scritta "pace" in diverse lingue e cercava di tenere dietro alle polifonie canticchiando le canzoni come le conosceva (oltre ai variegati ascolti casalinghi, ha iniziato da quasi due mesi un corso di canto con una maestra brasiliana appartenente a quel coro).
I brani, riarrangiati dal maestro Martinho Lutero, venivano dal Sudafrica (N'kosi Sikelele Africa), dal Mozambico (Nikayedo), dal Brasile (Berimbao, Cajuina), dall'Italia (una versione di Bella Ciao a 4 voci)...
E così, tra sorrisi e musica, coniugando immediatezza e maestria, aveva luogo un minicorteo dalla Loggia dei Mercanti alla Galleria Vittorio Emanuele e ritorno, con plausi di approvazione e pieno apprezzamento da parte degli astanti piacevolmente sorpresi dal fuori programma.
Nessuno ha sentito il bisogno di urlare slogan, imbrattare oggetti, insultare persone.

* Cajuina, il soprannome di mia figlia Francesca, nel nord-est brasiliano è una bevanda ricavata dal caju. Come venni a sapere tempo dopo averlo adottato a istinto, è un vezzeggiativo usato per l'ultima arrivata in famiglie numerose.


13.4.03

 
Casarini vaffanculo!

La lettura della cronaca di ieri in questo articolo ha riesumato dagli archivi mentali il raccapriccio per l'idiozia del "disobbediente": ecco perché non posso fare a meno di sbottare.
Mi dà fastidio l'azione distruttiva miope o addirittura cieca di questi superficialotti che in dieci minuti vanificano l'impegno continuo e continuato di una moltitudine di persone che il pacifismo lo praticano oltre a predicarlo. D'altra parte capisco che demolire sia molto più facile che costruire, specie per dei microcefali pigri.

Tanto per portare un esempio, in passato il soggetto suddetto, impegnato a tempo pieno nelle sue "azioni" (non so chi gli dia da mangiare ogni giorno) si è prodigato in minacce al console onorario della Gran Bretagna a Venezia. Bisogna sapere che la figura del console onorario non ha funzioni politiche, però ovviamente ha dei vincoli nei confronti del paese che rappresenta. Quando i "disobbedienti" occuparono il consolato inglese il 5 ottobre 2002 "per consegnare un messaggio contro la guerra", la cronaca riferisce che il console Ivor Neil Coward "dopo aver ribadito di non poter entrare nel merito della politica britannica ha detto che farà presente al suo governo la posizione dei manifestanti" (Ansa). Questa posizione non fu considerata soddisfacente dal leader "antagonista" (verrebbe da dire ducetto protagonista, visto il suo atteggiamento dal balcone, pardon dalla terrazza del Consolato). Di conseguenza, Luca "brain" Casarini dichiarò, tra le altre cose, che avrebbe "preso a calci il console" e gli avrebbe creato problemi "di natura sociale". Atteggiamento più che ostile che continua a protrarsi, rinfocolato dalle vicende belliche.
Si dà il caso però che il "nemico", Ivor Coward, sia una persona per bene, uno che tra l'altro ha corso una maratona per raccogliere fondi per la CRI a favore dei bambini della Somalia, ha fatto vari percorsi in bicicletta per Oxfam, ha avuto per tre anni in affido un ragazzo Rom...

E allora chi è il pacifista? Uno che non avendo ricevuto sculacciate da piccolo cerca con la trasgressione la punizione mancata, impiegando le sue energie a organizzare piccole devastazioni urbane o azioni di disturbo fini a se stesse? O piuttosto chi anche nel quotidiano raggio d'azione e di esistenza si sforza di essere esempio di quei valori che vengono spesso proclamati ma di rado seguiti?
Certo, c'è il solito discorso sul rumore molto più forte prodotto da un albero che cade rispetto a una foresta che cresce: per questo è comprensibile che chi mira all'acquisizione di una maggiore visibilità personale trovi più facile distruggere che costruire. Tanto pagano gli altri, quelli che non l'hanno sculacciato da piccolo.


12.4.03

 
...ma soprattutto

Due parole, due palle, due risate, ma soprattutto strette di mano, sorrisi, chiacchiere, agnizioni, birre, scoperte, meraviglie, gentilezze, condivisioni, lezioni, partecipazioni, interrelazioni, comunicazioni.

Non sto a riproporre la cronaca minuto per minuto di Blog Age: per ricostruirla si può fare riferimento ai video di GNUeconomy e a diversi interventi passati in rassegna dal Blog Age Aggregator, costruito per l'occasione dall'assente giustificato Cesare Lamanna.

In gran parte gli interventi non esprimevano intuizioni nuove per chi ogni giorno si pasce di blog e forse gli organizzatori non hanno tenuto conto del tipo di pubblico cui si stavano rivolgendo. Pubblico costituito per la maggior parte da blogger, qualcuno addirittura dotato di portatile per "postare" in diretta.

Così, come prevedevo, l'aspetto per me più apprezzabile della serata è venuto dopo, quando siamo andati a farci una birra. Tra un sorso e l'altro si inserivano in modo divertente e interessante le voci di quelli che fino a quel momento erano stati solo parola scritta e davamo vita a un surreale appello in cui ciascuno "dichiarava nome e URL".
In effetti, per tutta la sera questa era stata la principale curiosità dei diaristi telematici presenti: riconoscere, riconoscersi, far incarnare i flussi di parole che si leggono giorno per giorno.
Perché al di là degli aspetti legati a fruizione, diffusione o produzione dell'informazione oppure a condivisione o sviluppo di tecnologia leggera, ciò che conta, come sottolineava Marco di Splinder, è l'incontro di persone che si parlano, si ascoltano, si cercano e si trovano anche attraverso il particolare strumento telematico detto weblog.

L'intervallo è stato il primo momento sfruttato per trovare risposte alla domanda: "Tu chi sei?" e ho avuto l'opportunità di stringere la mano anche a Rillo (sui pattini), Leonardo, Carlo Annese. Alla fine, prima di lasciare la Casa della cultura, mi si palesava Fata karabina e riuscivo a identificare e salutare un convitato della tavolata "Zu-ppa-zu-ppa--ppa", Marco Rosella.

Il manipolo di superstiti decisi ad andare a bere qualcosa insieme annoverava alcune persone che avevo già riconosciuto e salutato: il mio conterraneo Massimo Mantellini (sono mezzo romagnolo) e il suo brillante compagno di viaggio bolognese Massimo Morelli, Giorgio "Nova" Barbetta alias b.georg che aveva presentato le sue interessanti riflessioni alla platea, Paolo Valdemarin (da Gorizia) che ama e pratica la distribuzione della conoscenza tecnica, Matteo Cassese (a Roma "si dice matteoci") che unisce la passione per la storia di Internet all'entusiasmo indispensabile per contribuire a costruirne un altro pezzetto, Gaspar Torriero che bloggava durante la conferenza e che ringrazio nuovamente per avermi riportato a casa sano e asciutto, Giuseppe Granieri venuto da Potenza per descrivere il Blog Aggregator (gli abbiamo promesso un'aggregazione fisica dalle sue parti un giorno o l'altro). Seduti ai tavolini rispondevano al famoso appello anche Christian Fusi (Futablog), Sergio (Squonk), i genovesi Cristiano Siri (OninO) e Andrea (Tao dei blog), Massimo Moruzzi (dot coma, ma anche Tomato Republic) cui ho chiesto come abbia fatto a tapparsi la boccaccia durante certi sproloqui ammannitici, e Lorenzo di Lulop (che si è presentato così: "Io sono il server di skip pop", scatenando l'ilarità generale).

Oltre a godere della gradevole compagnia ho apprezzato i numerosi spunti emersi nelle conversazioni, che sarebbero state interminabili senza i limiti imposti dal tempo cronologico e da quello atmosferico. Grazie a tutti, intanto.


11.4.03

 
Non siamo virtuali, siamo veri

Qualche anno fa, ai tempi della cometa Hale-Bopp, feci visita all'Osservatorio di Capodimonte, a Napoli. Stringendomi la mano, un astrofilo che in precedenza mi aveva fornito informazioni via e-mail disse: "È bello vedere materializzarsi un indirizzo di posta elettronica."

Anche a me piace questa magia. L'ho provata diverse volte in occasione di incontri o raduni organizzati da una mailing list di traduttori cui sono iscritto (Langit) ed è una bella emozione. Si scoprono tante cose in più, ma è come se ci si conoscesse da sempre.
Sarà soprattutto per questo motivo che andrò ad assistere alla conferenza-incontro Blog Age, stasera qui a Milano.
Ci andrò senza pregiudizi, ma pronto a cogliere il meglio e a lasciar scivolare via tutto ciò che non dovesse piacermi.

A proposito di materializzazioni: volevo venirci in compagnia di una bionda strepitosa (SorrisoBlu), ma in questo momento lei sta viaggiando verso Roma, per andare a trovare Bea (mariemarion). Quindi probabilmente sarò da solo (con grande sollievo di mia moglie).
Per chi volesse riconoscermi, sono quello della foto, benché presumibilmente non con il vestito di scena.


 
Mappa evento sismico

(grazie a Massimiliano)


 
Terremoto

Milano, Bovisa. Ho appena avvertito una scossa.

P.S.: Radio Popolare conferma.


10.4.03

 
Scrittura e revival

Si vive, si vive e ogni giorno viene ingoiato dal passato.
Si scrive, si scrive e ogni intervento viene ingoiato dagli archivi.

Nella vita, il rimedio della memoria è sempre utile, e diventa bello quando il ricordo è condiviso.
Nel caso più modesto di un blog, il rimedio degli archivi diventa utile solo in casi particolari. A meno che non si decida di condividerlo, per esempio riesumando qualche appunto in una veloce carrellata:


9.4.03

 
Il gin del vicino (un bravuomo)

Dalla pagina del signore degl'apostrofi (così l'ha definito Strelnik):
fate il conto

del tempo della vostra vita. fate il conto e magari, se siete perduti del tutto no, scoprite che il tempo della manutenzione della vostra vita supera il tempo di tutto il resto. nella teoria dei sistemi operativi lo chiamano trash-time, ovvero il tempo che il sistema occupa per scambiare i processi e occuparsi del contorno. quando il trash-time supera una certa soglia, non vale più la pena, il sistema non vale la candela.

l'avete fatto, il conto? allora, l'avete scoperto quanto tempo dedicate alla vostra vita? vi siete accorti d'esser presenti mai, alla vostra vita? chi avete incontrato, ieri? cosa avete detto? tutto il tempo di cui non c'è ricordo è tempo che non è stato. alla fine la vostra vita non è stata.
Arsenio nutre i discorsi col sacrificio del suo fegato, dice. Se così è, significa che anche la materia rosso-marrone di quell'organo è inevitabilmente pervasa dalle onde magiche della scintilla divina. Quella che in taluni momenti riluce sotto forma di poesia. Poesia bastarda e vera.
(...)
meno male che c'è il vino
pensi
meno male che quando serve hai la macchina immortalatrice nella testa
quando serve
e un grissino
d'arrotolarci i ricordi
'muffiti e sordi
e quelli freschi d'uno rimast'incantato
ancora
di lei

[da Eppoi la rivedi]


7.4.03

 
Bentornato Pino!

Da Kabul... a qui.


 
Parole arcobaleno

Da un compito di Daniele (7 anni):
LA PACE È...

bella e silenziosa perché quando qualcuno si ferisce è brutto, poi si sente un gran fracasso

tranquilla perché altrimenti si distruggerebbe tutto

la cosa migliore da fare altrimenti difendere difendere può scoppiare una III Guerra Mondiale

la cosa noiosa nei cartoni ma bella nella realtà

triplamente quadruplamente millesimdruplamente più bella della guerra

non litigare e non usare violenza

Se non esistesse la pace neanche noi esistevamo <-(cosa importante)

Nota: compito originale su un foglio colorato con le strisce dell'arcobaleno, una frase per ogni colore.


4.4.03

 
Il fienile

Continua su CuT'n'PaStE: Aprile.
Sicuramente ogni giorno è un anniversario, ma oggi è uno di quelli che non vogliamo siano dimenticati: nel 1968 a Memphis fu assassinato MLK.


3.4.03

 
3-4-3

Sono malato se lo penso? Sono sfigato se lo dico? A me "3-4-3" fa venire in mente Zaccheroni, che con quello schema nel 1998/99 portò il Milan alla conquista di un inatteso scudetto. Con una formazione sulla quale nessuno avrebbe puntato, non solo arrivò al successo finale, ma riuscì a divertire noi che fedelmente continuavamo a essere presenti sugli spalti malgrado la noia che ci ammorbava da qualche stagione. Noia o disappunto certamente riferibili ai due anni ('96-'98) di confusione totale, cadenzati dal cambio di tre o quattro allenatori, ma anche a quello dell'ultimo scudetto di Fabio Capello, che nonostante le vittorie ci faceva scendere 'a 'uallera.
Il primo di Zaccheroni fu anche l'ultimo campionato in cui seguii a San Siro tutte le partite della mia squadra del cuore, dopo 16 anni ininterrotti di tesseramento nei gloriosi "popolari", divenuti "secondo anello" nel ricco lessico dell'imprenditoriale era televisiva*. Staccai un po' alla volta, ma più che l'assenza dallo stadio, a contrassegnare il mutamento fu il distacco emotivo dai risultati. Sembrerà roba da niente a chi non è mai stato tifoso, ma coloro che hanno provato quella febbre si renderanno pienamente conto della portata di queste futili esternazioni. Evidentemente è proprio vero che tutto ha una fine**.

* cui contrappone cuore e ironia Franco Bellacci, per esempio.
** beh, quasi tutto: "Rossonerialéééé! intermerda, juvevaffanculo!"


2.4.03

 
L'erba del vicino Il fienile

Su CuT'n'PaStE: Aprile (1 e 2, per ora...).


1.4.03

 
Baracche e burattini

Giustamente Bea nei commenti osserva: "A Col Fiorito e nell'intero maceratese dove abita mia sorella, un anno fa si era ancora nei container, visti con i miei occhi e non per sentito dire."

Non ho nessuno da difendere e il fatto di avere colto lo spunto di denuncia del manifesto non cancella la possibilità di criticare situazioni pregresse.
Anzi, tanto per rilanciare, tra gli intenti programmatici pubblicati in un documento ufficiale della Regione Campania datato 2001 ho trovato questo:
l'eliminazione definitiva dei 3mila 107 prefabbricati dei vari eventi sismici, comprese le 232 baracche risalenti al terremoto del 1930.
Il che la dice lunga su quale sia, praticamente da sempre, la realtà delle ricostruzioni nel nostro paese.

Non rassegnarsi al silenzio sulle piccole o grandi ingiustizie alle quali capita di trovarsi di fronte, fisicamente o metaforicamente, è già una buona base di partenza. Perché diventi un valore manca solo una cosuccia: riproporre questo atteggiamento nella nostra sfera d'azione quotidiana.






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